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21 Giugno 2014, sabato

Alma: dalle radici alle ali

Ho avuto la fortuna di nascere in una famiglia dove il rispetto, la cura, l'umiltà sono sempre stati valori fondamentali per vivere bene. Sono cresciuta in una famiglia dove al cibo si da del Voi. Un rispetto profondo e quasi commovente per la materia prima.

I ricordi legati al cibo sono tanti e vivi ancora oggi.
Quando sgranavo cassette intere di piselli con mio nonno, a Casalabate mentre mi raccontava della guerra.
Quando con la mamma preparavo chili di marmellate con le albicocche del nostro albero e in tutta la contrada si respirava quel dolce profumo di cose buone.
Quando la mattina presto, Franco ci portava casse di fiori di zucca appena colti e noi, ancora con il profumo del caffè in cucina, preparavamo la farcia per poi riempire i fiori e cuocerli in forno.  Quando andavo al mare, ad Agropoli, con mio padre a prendere i ricci e una volta sul gozzo, ancora bagnati, ci godevamo quella dolce e succosa polpa color corallo.
Quando ho preparato i miei primi tortellini con la nonna emiliana… e la passione per le paste fresche che si tramanda.
Quando ho fatto la mia prima vendemmia e il male alle braccia per una settimana.
Quando ho preparato le mie due tesi di laurea, diventando topo di biblioteca per mesi,  rivolgendo il mio sguardo e il cuore sempre al cibo e al vino.
Quando ho “mozzato”il mio primo bocconcino da Lilluccia, a Battipaglia e l’ho mangiato ancora caldo.
Quando mio padre ci portava in campagna a raccogliere le cicorie selvatiche e ce le faceva vivere come un gioco e dopo tanti anni sono io a rifarlo con i miei figli, andando nella campagna trevigiana a raccogliere sacchi pieni di  sciopeti, rosoline e bruscandoli. (Sono ricordi commoventi, credetemi).
Quando aprivamo la nostra casa agli amici e la tavola diventava momento di gioia, di discussione, di confronto, di famiglia. Momento per fermarsi e condividere.

Devo tutto a loro, alla mia famiglia, alle radici che mi hanno fatto crescere bene, mi hanno insegnato quelli che sono i veri valori, mi hanno tramandato la passione per la storia, la terra, il mare, la scoperta e la semplicità.
Abbiamo viaggiato tanto, abbiamo vissuto in tanti posti diversi assaporando culture, gusti sempre differenti, mai scontati e ogni assaggio era un dono, ogni persona, ogni anima conosciuta è stato un tassello in più per arricchirmi.

Partendo da queste radici è stato facile crescere con il rispetto del cibo e del lavoro che c’è dietro. Della fatica spesso sconosciuta che c’è dietro ad un prodotto, dietro ad una trasformazione.
Della fatica che c’è dietro ma anche dentro ad una cucina.
Ecco perché sono qui, a Colorno. In questa scuola. Non sono qui per diventare un cuoco ma sono qui per raccontarvi come si fa a diventarlo,  nel modo giusto.
Alma è il passaggio dalle radici, quelle della nostra famiglia, della nostra storia protetta,  alle ali che ci permetteranno di volare.
Alma è quel tassello che con l’esempio e l’insegnamento ci permette di andare lontano..

Vivendo giorno per giorno questa scuola, ho il contatto diretto soprattutto con i ragazzi, i miei compagni ( a cui mi sto affezionando tanto) e con loro vivo intensamente le ore di lezione, quelle in cucina nel rigoroso silenzio, quelle in pausa tra un caffè e un sorriso, quelle in mensa tra una chiacchera e un sogno. Ci sono ragazzi che arrivano dalla Puglia, dalla Campania, dal Lazio, dall’Emilia, dalla Toscana, dal Veneto, dalla Liguria, dal Piemonte, dalla Lombardia, dall’Abruzzo. E sono tutti ragazzi che sono qui per imparare la professione del cuoco con un metodo.

Quando ho chiesto loro perchè Alma, mi hanno risposto perché è la migliore! E se devi imparare questa professione devi scegliere il meglio!
Sono rimasta piacevolmente sorpresa, perché oggi l’immagine che noi abbiamo del cuoco è quella televisiva, quella deformata a cui tanti giovani ambiscono. E invece loro no, i miei “ragazzi” (sono la più “vecchia” nel mio corso e quindi mi permetto di definirli amorevolmente così) vogliono vivere in cucina, vogliono imparare a fare una fondante di patate di 4x8cm da cui poi ricavare 4 spicchi di  mascotte ben  torniti, vogliono preparare il taglio a becco di flauto, vogliono imparare a ridurre le parature e a concentrarsi sulla preparazione, vogliono poter ottenere una conserva di losanghe di peperoni in agrodolce, portando alla giusta temperatura lo zucchero decotto, vogliono arrivare in orario, vogliono avere la divisa pulita e stirata e la barba rasata, vogliono velocizzare la plonge e vogliono apprendere come spugne, vogliono imparare il mestiere.
E  hanno scelto di farlo qui, in questo piccolo fazzoletto dell’Emilia, a Colorno.
Perché a Colorno, c’è una reggia e in questa reggia c’è una scuola, una grande scuola che ti insegna a crescere, a rispettare delle regole, ad avere cura delle persone, a conoscere un ingrediente e a trasformarlo nel modo giusto, a cogliere le differenze e a dare importanza all’essenziale.

 

Continua….

 

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