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19 Luglio 2017, mercoledì

Agriturismo La Colti, Cannigione

Un venticello lieve muove le fronde degli alberi. La ghiaia scricchiola sotto i sandali. In fondo, la sagoma di un vecchio casale rosa che si apre in una rustica e accogliente corte dai colori tenui e delicati.
Siamo a Cannigione, in provincia di Olbia-Tempio, a pochi passi da Arzachena, nella splendida Costa Smeralda, in Gallura. E proprio nel paradiso di acque cristalline, residence da sogno, campi da golf, porti turistici e locali alla moda che si materializza questo luogo incontaminato, questa struttura agrituristica che offre al cliente locale o turista, il modo di estraniarsi dalle luci e dalla confusione dell’estate smeralda e vivere la vera Gallura, la vera Sardegna.

Entriamo nel locale ed ecco che l’atmosfera si fa calda, familiare. Per un attimo dimentichiamo di essere in vacanza al mare e ci lasciamo guidare dalla cucina tipica di questi luoghi. Qui non compare il menu, il pescato del giorno in bellavista, non ci sono neon luminosi e neanche volti noti dello spettacolo.

Ci sediamo. Tavoli in legno d’olivo, tovagliette in cotone color vaniglia, piatti e bicchieri semplici, luci soffuse e colori pastello alle pareti, fiori, piante, erbe aromatiche ovunque e un buon profumo di cose buone.
Un buon inizio.
Una sorridente signorina ci porta le bevande e poi con rapidità (a volte eccessiva) un susseguirsi di antipasti di terra di vario genere (dai salumi locali, alle fave lardellate, ai formaggi di capra e pecora), per poi continuare con i primi classici della cucina gallurese: i puligioni, tipici ravioli ripieni di ricotta, conditi con salsa al pomodoro, la dorata e caldissima suppa cuàta (un piatto di facile realizzazione ma che ha bisogno di amore, ingredienti giusti  e calore per essere esaltata al meglio: è una zuppa di pane, formaggio fresco a fette, coperta di brodo di manzo o pecora e lasciata cuocere a dorarsi in forno caldo.)
In Gallura non c’è agriturismo o ristorante che si rispetti che non faccia la suppa cuàta. Ma è anche vero che molti cercano di utilizzare brodi vegetali, formaggi stagionati, verdure lesse o anche pesce. Diffidate.
La suppa si riconosce dal profumo e dall’aspetto. Profumo di cose buone, aspetto appetitoso, croccante e dorato. E un consiglio: mangiate prima la parte interna, tenera, filante e per finire la parte croccante e saporita. Il piacere durerà più a lungo.

Ma il piatto forte, quello per cui vale la pena fare qualche km in più è il porcetto, porceddu, maialino allo spiedo fatto cuocere per ore. E alla fine della cottura questa preparazione antichissima raggiunge la sua esaltazione massima. La cotenna del maialino diventa dura, del colore della terracotta, croccante sotto i denti, e la carne è morbida e succosa e ha il profumo del mirto, del rosmarino, dell’alloro, ha il calore del fuoco. Il tutto condito con un vino rosso, senza pretese, della cantina di famiglia.

E per concludere la serata, una dolce sorpresa: le pardulas calde. Dei dolcetti ripieni di ricotta, chiamati anche ricottelle, deliziosi.
A cadenza settimanale a La colti si cambia il menu, cambiano i piatti in base alla disponibilità dei prodotti, alla fantasia delle cuoche. Si, in cucina ci sono le donne e allo spiedo un uomo, come nella più antica tradizione di famiglia.

 

 

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