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30 Novembre 2011, mercoledì

Molino Quaglia: dove la nebbia si mescola alla farina…

I fratelli Quaglia, davanti al vecchio mulino

Non vi parlerò del lavoro che abbiamo svolto, non vi elencherò tutti i passaggi per mantenere un lievito madre di 48 anni, nè vi racconterò come abbiamo fatto a fare in due giorni così tanti panettoni.

Vorrei parlarvi invece di emozioni.
Le emozioni che ho provato, respirando nuvole di farina e aromi di panettoni appena sfornati.
Emozioni che ho provato conoscendo anime meravigliose che lavorano con il cuore.
Vi chiederete dove? In un piccolissimo paese del Padovano, un paese dove la nebbia si mescola alla farina dando vita a cose buone. Oserei dire Eccellenti.
Siamo a Vighizzolo d’Este, un luogo sconosciuto a tanti ma che da oggi ha un posto privilegiato nella mia memoria.
A Vighizzolo ci sono Chiara, Lucio, Andrea, Piero, Giovanna, Marcello, Giulia.
Nomi, persone che vivono di passioni, con gli occhi brillanti e con la voglia comune di dare il meglio. E il meglio lo creano, lo studiano, lo alimentano in un Molino, una piccola impresa familiare come ci tiene a sottolineare Chiara Quaglia.
Il meglio per Chiara, Lucio e Andrea Quaglia sta nel gusto della farina, nel rispetto delle tecniche di una volta, nella sensibilità e la predisposizione alla Qualità. E qualità non vuol dire grandi quantità ma Riscoperta, Cura, Lavoro e Sacrificio.
Il 2006 ha rappresentato per il molino l’anno di svolta, di presa di coscienza sulle farine utilizzate dal nonno Angelo e la possibilità di riproporle sul mercato.
Nasce così Petra: la farina macinata a pietra in chiave moderna. Una farina che conserva fibre e sali minerali, una farina che ha il gusto del grano, una farina che ricorda il nonno. E quando Chiara parla del nonno Angelo, colui che tutto creò, si commuove e per un attimo perde la voce.
Perchè in questo luogo avvolto da magiche atmosfere si crede ancora che si possa crescere e migliorare solo rispettando il passato e prendendolo come esempio.
L’alimentazione, il gusto, la salute sono argomenti primari nella filosofia del Molino Quaglia.
“Se mangiamo bene, stiamo bene, se mangiamo bene, mangiamo con gusto, se mangiamo bene, mangiamo meno” Così Piero Gabrieli, con la sua carica travolgente, ci ha esposto la sua linea guida per la comunicazione del Molino.

 

Rolando Morandin: maestro di cuore
E poi.
E poi l’incontro con lui. Il maestro.
Definirlo pasticcere è riduttivo. Panettiere lo è altrettanto. Rolando Morandin è stato una piacevolissima scoperta. Un maestro di cuore mi piacerebbe definirlo.
Capelli bianchi, occhi azzurri e sguardo sereno.
Una sensibilità, una sapienza, un modo calmo e fermo di parlare e spiegare la complessa lavorazione del panettone, a persone che non sono esperte di arte bianca ma appassionate gourmet.
Un uomo che partiva dalla bottega e da quella bottega è riuscito ad andare lontano e creare grandi cose. E poterlo trasmettere agli altri è per lui importantissimo. Non custodisce i segreti, Rolando li condivide, li impasta al suo lievito, li arricchisce di arance candite e uvetta e li offre a chi, come noi, ha voglia di imparare.
Lo si legge nei suoi occhi chiari, lo si sente dalla sua voce tranquilla, lo si percepisce vedendolo impastare, pirlare, decorare, che Rolando sente, respira, vive e ama il suo lavoro.
Un maestro con cui è un piacere dialogare…e non solo di panettoni e lieviti madre.
Un corso ad hoc per me, Annamaria, Sandra, Daniela, Laura, Ady, Alex, Lisa, Sara, Jessica e Gabriele, miei compagni di web e soprattutto compagni di quest’avventura che ci ha viste sfidarci a suon di pirlature, glassature e canditure. Che ci ha viste unite, sorridenti, complici e sporche di burro e farina.
Felici di essere lì, emozionate di poter preparare il panettone con Rolando, maestro pasticcere di fama ma anche padre, che con il suo sguardo buono ci guardava sbagliare con tenerezza, ci apprezzava a voce alta, ci voleva la mattina, all’alba, fresche e pimpanti per il bagnetto  del lievito.
E noi, entusiaste, eravamo lì, con gli occhi ancora chiusi ma con i grembiuli al posto e le mani già lavate.
Pronte per un nuovo impasto, per una nuova piacevole scoperta.

Rolando e Francesca Morandin

Francesca Morandin .
Viso dolce, occhi svegli, carnagione chiara e capelli ribelli. All’aspetto, morbida e delicata ma appena inizia a parlare, a spiegare, si accende il vulcano. Francesca mi è piaciuta da subito. Mi è piaciuta la sua grinta, il suo volerci trasmettere più informazioni possibili, il suo modo chiaro e semplice di esprimere concetti e numeri tutt’altro che semplici. Una tecnologa alimentare, fresca di studi ma con tanta esperienza vissuta con il padre Rolando.

Un’intesa meravigliosa, un amore e una stima profonda di una figlia verso un padre. Una professionalità e un’umiltà rare in una giovane donna.

 

E poi c’è Giulia, un’apparenza schiva, un modo di presentarsi freddo e silenzioso. Ma che alla fine del corso mi ha commosso. Una ragazza, un po’ come il lievito madre: esternamente dura ma dal cuore tenero.
Una giovanissima con tanta voglia di imparare, di crescere.E soprattutto una persona che ha lasciato tutto per un sogno. Diventare pasticcera. So cosa vuol dire. E persone così, sono da ammirare. Giulia lavora al Molino, da pochi mesi, eppure sentirla parlare di qualità, di sensibilità, di gusto, mi ha fatto sorridere con tenerezza. Sa quello che vuole, sa che bisogna lavorare duro. E tutte le mattine, è la prima ad arrivare. Perchè ci crede.

 

 

Perchè ho voluto parlarvi di queste persone?
Perchè c’è qualcosa di magico che accomuna Chiara, Francesca, Piero, Giulia, Rolando, Lucio.
Credere in un prodotto di Altissima Qualità.
Comunicarla, condividerla, sentirla, annusarla, toccarla, ascoltarla.
Questo è il Molino Quaglia: queste le emozioni che ho vissuto, queste le foto della nostra full-immersion, questi i racconti di anime che vivono credendo fortemente nel loro lavoro, che imparano dal loro passato e investono nel loro futuro con umiltà, audacia e magia.

 

 

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