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8 Novembre 2020, domenica

Pietro Mercadini

“Dal contrasto sgorga una bellissima armonia” (Eraclito)

Ieri notte, un caro amico, un grande sommelier, un attento consigliere, un saggio nonno e padre ci ha lasciato. Ieri è stata una brutta giornata per noi che Pietro l’abbiamo conosciuto e vissuto fino a pochi mesi fa. La ricordo ancora l’ultima volta insieme. Era estate, eravamo a Bologna, attorno alla tavola di casa Maci, era caldo eppure lui era sempre perfetto con il suo completo color tortora, la sua camicia ecrù e il golfino bordeaux sulle spalle che io gli sistemavo quasi per volerlo proteggere. Lui che sembrava così esile, così cagionevole eppure, come il vino, il suo amato vino, sapeva essere rigoroso, provocatorio, classico e azzardato. Lui che è stato un rivoluzionario, un visionario, lui che è riuscito a plasmare l’armonia e il contrasto nel vino e nel cibo.

Amici sommelier, amici vignaioli, ieri notte, Pietro Mercadini, ci ha lasciato. Ve la ricordate la sua scheda che studiavamo nei corsi Ais? Il suo metodo sugli abbinamenti cibo-vino che si basa sui principi di vicinanza o contrasto di sapori fra il cibo e il vino? Vi ricordate con quale semplicità sia riuscito a spiegare la filosofia dell’abbinamento attraverso una scheda a cerchi concentrici che, una volta uniti, formano due poligoni irregolari e più la forma dei poligoni è simile, più l’abbinamento è riuscito? Un rivoluzionario.  Lui che era un professore, partendo da un ragionamento estremamente complesso, è arrivato fino all’esempio, alla pratica, portando il degustatore a ragionare piano piano con la propria testa. Proprio come faceva con i suoi allievi. Pietro ci ha suggerito la trama, e a noi, a voi, le battute.

Ricordo di Pietro, le bellissime degustazioni di vini e cioccolato che lui tanto amava e su cui scrisse anche un libro nel 2015 che è stato durante i tanti pranzi, oggetto di discussione. Quelle discussioni vive, positive che portavano sempre ad un arricchimento personale. Ricordo le meravigliose degustazioni a Cesenatico, alla Buca o nelle varie trattorie che lui conosceva, sull’appennino romagnolo.  Ricordo quando con il suo taccuino andava in cucina da mia madre a coglierne i segreti per poi trascriverli. Lui che era abile anche ai fornelli e si preparava dei lauti pranzetti (parole sue, ostia!)

Nel 2005, mentre frequentavo il master in Storia e Cultura dell’alimentazione, mi regalò i suoi libri: “Virtù salutari del Vino” (2002) e “Cibo e vino, come abbinarli” (2000) con una bellissima dedica sul mio futuro enogastronomico. Nel 2006, anno in cui mi sono sposata, mi regalò uno splendido piatto in ceramica faentina, lui che era così innamorato della sua terra di origine, lui che era fiero di essere romagnolo. Di Forlì per l’esattezza. Lui che collaborava con tante aziende romagnole fornendo la sua esperienza e conoscenza in materia vinicola, lui che per tantissimi anni ha continuato ad insegnare perché nulla lo rendeva più vivo e felice. Poter tramandare il suo metodo innovativo, era per lui ragione di vanto. Eppure su di Pietro, nessuna traccia on line, né una foto, né un pensiero. Come se mai fosse esistito. Invece nei cuori degli amici, Pietro c’era, c’è e ci sarà sempre.

A questo proposito, oggi ho sentito il caro amico Eddy Furlan e gli ho chiesto di raccontarmi un ricordo di Pietro e lui senza esitare,  con gioia e un velo di nostalgia, tornò a quel lontano 13 novembre del 1980, 40 anni fa per l’esattezza, in cui lui, che era appena diventato 1° sommelier d’Italia, insieme a Pietro Mercadini e ad un ristretto gruppo di sommelier s’incontrarono al ristorante Amelia di Mestre per provare sul campo le diverse caratteristiche della scheda di valutazione legate al vino e al cibo che Pietro aveva creato. Questo incontro durò una settimana e le parole che ne uscirono furono tante: Aromaticità, persistenza, untuosità, succulenza, sapidità, tendenza acida, morbidezza, effervescenza. Pietro era una buona persona e voleva accanto a sé, gente di cui si fidava. E Pietro del giovane Eddy si fidava.

Capite quindi che non potevo lasciarlo andare così. Non potevo non dedicargli un pensiero, un ringraziamento alla Rosa e a Renato che lo hanno accudito come un padre fino alla fine, non potevo non dargli un ultimo abbraccio a nome di tutta la mia famiglia che tanto lo amava, un ultimo brindisi magari con un Bramante del Podere dal Nespoli, che lui ci portava sempre, a Bologna.

Caro Pietro, ti ricorderò sempre con la tua voce pacata, la tua elegante compostezza e i tuoi consigli enogastronomici.

Ciao Pietro, raggiungi tua moglie e godete insieme di quel tempo che purtroppo la vita vi ha portato via troppo presto. Noi, quaggiù, continueremo a volerti bene.

 

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Pietro Mercadini

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